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Colorare il brand: quando il successo di un marchio si vede dal colore

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Scegliere un colore per il proprio marchio non è una semplice (o facile) decisione estetica: ma piuttosto è una deliberata strategia di branding, che intreccia profondamente l’essenza di una Azienda con la percezione del proprio pubblico.
Il colore funge da visivo ambasciatore del brand, veicolando messaggi subliminali che possono favorire l’identificazione e la differenziazione in un mercato saturo. È proprio qui che emerge la tesi centrale di questo concetto: il colore, nella sua scelta e applicazione, non serve da elemento di design, ma è un potente mezzo comunicativo capace di influenzare la psicologia dei consumatori, condizionando conseguentemente il successo commerciale di un marchio. Vediamo allora meglio, e più da vicino, cosa comporta la scelta di un rosso, o di un blu, o di un giallo!

Colorare il brand: quando il successo di un marchio si vede dal colore
Colorare il brand – evoluti.net

Psicologia del Colore nel marketing

Nel marketing, la psicologia del colore si configura come una disciplina interstiziale che studia l’impatto delle tonalità cromatiche sulla psiche del consumatore, delineando una correlazione diretta tra la selezione di specifiche gradazioni cromatiche e l’instaurazione di reazioni comportamentali ed emotive coerenti con gli obiettivi comunicativi del brand. Tale disciplina, avvalendosi di principi interdisciplinari che spaziano dalla psicologia cognitiva al neuromarketing, si prefigge l’obiettivo di decifrare e capitalizzare sui sottili ma significativi effetti che i colori esercitano sulle decisioni di acquisto e sull’engagement del consumatore.

Una disamina approfondita dell’influenza cromatica nel marketing deve necessariamente partire dalla comprensione di come i colori agiscono sul piano emotivo. Ad esempio, il blu è spesso associato a sensazioni di fiducia e sicurezza, motivo per cui non sorprende ritrovarlo frequentemente nel branding di istituti finanziari e compagnie assicurative. Il rosso, al contrario, è sinonimo di energia e urgenza, elemento che spiega la sua prevalenza in contesti che richiedono decisioni rapide e impulsive, come le vendite lampo nel retail.

Ogni sfumatura del colore porta con sé una diversità di connotazioni culturali e psicologiche, che le aziende devono attentamente valutare per assicurarsi che il loro messaggio sia interpretato nella maniera desiderata. È questo il motivo per cui brand globali come Coca-Cola e McDonald’s sfruttano l’intensità del rosso per stimolare appetito e dinamismo, mentre entità come Facebook e LinkedIn prediligono il blu per trasmettere professionalità e affidabilità.

La scelta di uno schema di colori non è quindi il frutto di una decisione arbitraria, ma il risultato di una strategia attentamente ponderata che si prefigge di massimizzare la coerenza del brand across different platforms, sfruttando la semiotica dei colori, per amplificare la riconoscibilità e l’identità aziendale. L’adozione di una palette colori, coerente e strategicamente orientata, è imprescindibile per qualsiasi entità che ambisca a una solida identità di marca, e la costanza in tale scelta si rivela un fattore determinante, per l’ancoraggio del marchio nella mente dei consumatori.

L’implicazione di questi concetti trova la sua massima espressione nelle campagne di marketing e pubblicità, dove il colore si armonizza con gli altri elementi visivi, per generare un impatto immediato e duraturo.
Un utilizzo mirato del colore può influenzare non solo la percezione estetica di un prodotto ma anche il suo positioning e il perceived value, conferendo un vantaggio competitivo tangibile in termini di brand equity e consumer preference.

In azioni concrete, stiamo quindi parlando di scelte che possono tradursi in un ritorno di investimento misurabile e in una differenziazione certa ed efficace nel tessuto mercato. Non poco, vi pare?

Identità di marca e colore

Ritornando al contesto del posizionamento del marchio, il colore non è un mero dettaglio estetico ma, come abbiamo ampiamente detto, un veicolo di significati profondi e una leva psicologica che incide sulla percezione e sulle decisioni dei consumatori.
In tal senso, allora, la scelta di una determinata gamma cromatica deve essere ponderata in base a una strategia che consideri le peculiarità del target di riferimento, l’ambito competitivo, le aspirazioni di brand equity e anche la coerenza con i valori aziendali.
L’obiettivo è quello di creare una sinergia tra visuale e valore, tra colore e core business, che possa essere facilmente decodificata e interiorizzata dal consumatore.

La cromatica adottata deve pertanto essere immediata e garantire distintività e riconoscibilità, evitando ambiguità e sovrapposizioni con competitor del settore. Inoltre, deve saper evolvere con dinamismo nel tempo, adattandosi ai cambiamenti di trend senza perdere la propria essenza e il legame con l’heritage del marchio.
Un equilibrio, quindi, tra innovazione e tradizione, tra evoluzione del linguaggio visivo e mantenimento dell’identità nucleare

Nell’era digitale, poi, la coerenza cromatica deve estendersi oltre i confini tradizionali dell’identità visiva, permeando tutti i touchpoint digitali e le interazioni multicanale: dalle interfacce utente delle applicazioni mobile ai post sui social media. Insomma, ogni pixel assume un ruolo nella narrazione di marca, e il colore ne è il suo filo conduttore.

Un marchio che intenda consolidare la propria posizione nel mercato deve quindi saper gestire con maestria la propria nuance cromatica, consapevole del potere dei colori di influenzare le emozioni e di guidare le scelte dei consumatori, diventando un asset strategico di inestimabile valore.

La selezione cromatica è un processo che merita attenzione e un approccio scientifico, capace di tradurre la mission e la vision aziendale in un linguaggio universale e comprensibile a tutti. È, infatti, attraverso la comprensione approfondita dei principi della percezione visiva e delle dinamiche psico-cognitive che un brand può trarre vantaggio competitivo dalla propria identità cromatica. 

Colore come strumento di differenziazione

Un altro aspetto per niente secondario risiede poi sul fatto che Il colore nel branding è un asse portante nella costruzione dell’immagine di un marchio, fungendo da leva distintiva nel tessuto competitivo del mercato. La differenziazione cromatica non è solo un’espressione di estetica aziendale, ma una dichiarazione di identità e di presenza, che affonda le radici nella percezione del consumatore e nelle dinamiche interculturali del simbolismo dei colori.
I marchi, in un paesaggio sempre più affollato e omogeneizzato, puntano su combinazioni cromatiche e su singole tinte, per affermare la propria unicità, per evocare un insieme coerente di valori e per catalizzare l’attenzione dell’utente finale.

In quest’ottica, il colore si configura come uno strumento di segmentazione del mercato, di targeting e di posizionamento. La scelta di un particolare hue, di un grado di saturazione o di una specifica luminosità non è mai lasciata al caso, ma è il risultato di analisi competitive, di studi di mercato e di ricerche sulla psicologia del consumatore.
Il colore, in tal senso, si rivela un vero e proprio asset strategico, un veicolo comunicativo non verbale che, se ben sfruttato, può incrementare il riconoscimento del marchio, facilitare la memorizzazione e influenzare l’intenzione d’acquisto.

Color branding strategy

La percezione del colore è dunque universale, eppure soggettivamente sentita, con ogni sfumatura che può richiamare risposte diverse a seconda del contesto culturale e individuale.
Le aziende, quindi, devono tenere presente questa complessa rete di significati, per selezionare i colori che rafforzano la loro identità e ottimizzano la risonanza emotiva con il loro target.
Il colore può esaltare o indebolire il posizionamento di un marchio; una scelta appropriata può contribuire a consolidare la fiducia e la lealtà dei clienti, mentre una non allineata con i principi del marchio può erodere la percezione e compromettere l’integrità del messaggio.
Inoltre, è essenziale considerare il colore come un componente di una strategia di brand più ampia, che comprende l’architettura del marchio, il posizionamento sul mercato e l’esperienza del consumatore. L’integrazione omogenea del colore attraverso tutti i touchpoint – dal logo, al packaging, al web design – è cruciale per creare una forte coerenza visiva che aiuti i consumatori a identificare e ricordare il marchio, ma anche per agire come catalizzatore di conversione e fidelizzazione.

Cambiare colore per reinventare o aggiornare l’immagine di marca

Arrivare ad una scelta cromatica non è spesso un punto d’arrivo, semmai di partenza! I marchi spesso si trovano di fronte alla necessità di reinventare o aggiornare la propria immagine. Il rebranding cromatico è una pratica non infrequente, che può avere origine da diversi fattori: una modifica nella strategia aziendale, l’ingresso in nuovi mercati, l’evoluzione del target di riferimento o il bisogno di restare al passo con i cambiamenti socio-culturali.
Così un cambio di colore può simboleggiare una nuova era per l’azienda, un’evoluzione dei suoi valori o un adattamento alle tendenze contemporanee, sempre mantenendo un saldo ancoraggio ai principi fondamentali aziendali.
Ma la transizione cromatica deve essere gestita con perizia e preparazione, mai affidata al caso, poiché la storia di un brand è spesso scritta anche attraverso le sue scelte di colore. I consumatori, per esempio, hanno assistito a evoluzioni significative nel panorama delle identità aziendali, dove giganti del settore hanno optato per aggiornamenti nella loro palette pur rimanendo consoni alle aspettative del pubblico e con la volontà di trasmettere nuovi messaggi. Questo processo richiede un’attenta valutazione dei rischi e delle opportunità, una profonda comprensione delle connessioni emotive e cognitive che i consumatori hanno sviluppato nei confronti dei colori storici del marchio e, non da ultimo, una precisa esecuzione nel rollout della nuova identità cromatica.

La rilevanza del colore come strumento di differenziazione è, dunque, multisfaccettata e pervasiva, e si estende oltre il semplice atto di selezione di un tono piacevole per toccare le corde dell’identificazione aziendale, o della pertinenza culturale o ancora dell’innovazione percettiva. La scelta di un colore arriva ad essere una perfetta manifestazione tangibile del carattere e dell’essenza di un brand, della sua promessa al consumatore e persino del suo posto nel mondo, instaurando un legame subliminale che va oltre la pura componente visiva.

Se vuoi scoprirne di più, e vuoi realizzare uno studio sui colori del tuo brand, contattaci per una consulenza gratuita e saremo felici di occuparci del tuo business.

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